Anna Forlin Miss Italia Lecco testimonial alla ‘Gala di Primavera’
..una visione pratica della sostenibilità consiste in sistemi chiusi che mantengono illimitatamente i processi di produttività attraverso la sostituzione delle risorse usate dall’attività umana con risorse di uguale o maggior valore effettuata da quelle stesse persone, senza deteriorare o danneggiare i sistemi naturali …
Perché è importante la sostenibilità nella moda «Si stima che per produrre una T-shirt in cotone siano necessari 2.700 litri d’acqua e magari è una maglietta che usiamo per poche volte e poi buttiamo. Consumiamo 26 kg di capi l’anno di cui 11 kg devono essere smaltiti e solo l’1% riesce ad essere riconvertita in nuovi capi, il resto finisce nelle discariche. Anche questo è il mondo della moda. Ma si può cambiare. Io ho pensato di investire risorse per la tecnologia e l’innovazione capaci di rendere la moda più sostenibile e responsabile».
C’è parecchia tecnologia nella trasformazione dell’industria della moda verso paradigmi di riuso e riciclo. Il sustainable fashion dà così il suo contributo all’innovazione industriale, spesso a partire dalle startup che “contaminano” i brand consolidati. Dagli obiettivi Onu 2030 alle iniziative della Commissione europea per arrivare fino alle imprese italiane, ecco una panoramica su materiali, soluzioni e vision
La moda diventa sostenibile: in questi anni in cui si è fortemente sviluppata l’attenzione all’impatto ambientale e alla responsabilità sociale delle attività industriali, la moda sostenibile o sustainable fashion cerca di contribuire a ridurre la sua impronta sul pianeta e le persone, in particolare con le scelte d’acquisto di materiali e i processi produttivi.
Il contrasto allo sfruttamento di acqua e terreno per la produzione delle materie prime e dei capi finiti, la lotta allo spreco dei tessuti e degli articoli dismessi, insieme alla straordinaria opportunità della moda circolare, sono parte delle nuove strade intraprese dall’industria del fashion per alzare i rating ESG (Environmental Social Governance) e farsi trovare pronta all’appuntamento dell’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile.
In questo percorso un ruolo rilevante assumono gli imprenditori e i creativi più attenti agli impatti ambientali e sociali e le startup che sviluppano tecnologie per una moda sostenibile e circolare.
Secondo le stime dell’Onu l’industria globale della moda – che vale 2,4 trilioni di dollari e impiega circa 300 milioni di persone su tutta la catena del valore – è responsabile del 2-8% delle emissioni globali di gas serra e di circa il 9% della dispersione di microplastiche nei mari.
Ogni anno consuma 215 trilioni di litri d’acqua e spreca 100 miliardi di dollari in materiali sottoutilizzati. Il fashion può insomma fare molto per sostenere i Development sustainable goals (SDGs) delle Nazioni Unite per il 2030.
IL POTERE DELLA MODA ECOSOSTENIBILE: ESPLORARE LE SOLUZIONI PER IL RISPARMIO ENERGETICO
Numerose ricerche condotte sui metodi produttivi dell’industria della moda ci dicono che è possibile ottenere un risparmio energetico. Non solo possibile, il risparmio energetico deve essere il fine principale dell’industria tessile.
L’attuale sistema economico che è alla base dell’industria della moda è basato per lo più su un’economia lineare che investe un’enorme quantità di materie prime: elettricità, acqua, combustibili, terreno.
Secondo la ricerca Fashion on Climate, condotta da McKinsey & Company in collaborazione con Global Fashion Agenda (GFA), “l’industria della moda globale ha prodotto circa 2.1 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra nel 2018, equivalenti al 4% del totale globale”.
Nell’ultimo rapporto sull’industria della moda, The Pulse of the Fashion Industry 2019 (GFA), i risultati – seppure migliori rispetto agli anni precedenti – sono ancora negativi: le soluzioni sostenibili adottate dalle aziende non sono ancora sufficienti a compensare il grande impatto energetico che viene prodotto. Stando alle previsioni attuali entro il 2030 le emissioni globali aumenteranno del 63%.
È necessaria quindi una svolta: l’economia lineare deve lasciare il posto ad una circolare che preveda in primis il riciclo dei materiali di scarto, l’uso di fibre meno impattanti per l’ambiente e opere di accrescimento della biodiversità, ma anche l’uso e il ri-uso consapevole degli abiti. In questo modo possiamo auspicarci un migliore rendimento delle materie utilizzate avendo come fine principale il risparmio energetico.
COME SAPERE QUANTO COSTA UN CAPO D’ABBIGLIAMENTO? CALCOLANDO IL COST PER WEAR Cost per Wear (CPW) è il dato che si ricava dividendo il costo di un capo per il numero di volte che è stato indossato. Questo dato è molto utile per comprendere, in termini di costi economici e ambientali, lo spreco che quotidianamente facciamo, inconsapevolmente, in qualità di semplici acquirenti. Più un capo viene indossato minore sarà l’impatto che genererà sul nostro conto e sul conto del pianeta.
Un paio di jeans che costa 15€ se indossato solamente 3 volte determina un CPW di 5€. Lo stesso risultato è ottenuto da un paio di jeans che costa 150€ ma indossato ben 30 volte. Ovviamente bisogna tenere in considerazione che i due jeans hanno tempi e costi di produzione molto differenti. Un jeans di 15€ viene realizzato con materiali scadenti, spesso da personale sottopagato, in quantità elevatissime. Mentre un jeans di 150€ ha un’incidenza minore in termini di sfruttamento e maggiore in termini di risparmio energetico.
Come acquirenti quindi dobbiamo prendere seriamente le scelte che facciamo in ambito di moda: tornare a prediligere la qualità anziché la quantità è un’azione non solo economicamente vantaggiosa, ma strettamente necessaria per ottenere un risparmio energetico nel settore della moda.
COTONE VS COTONE ORGANICO: OCCHIO AI COSTI I prodotti in cotone organico avranno anche dei costi maggiori per gli acquirenti, ma per l’ambiente?
Il lavoro svolto da Textile Exchange ci mostra come l’uso di cotone organico ha un impatto favorevole in quanto a risparmio energetico. L’agricoltura biologica è attenta alla biodiversità e alla salute dei suoli, utilizza una minore quantità di risorse energetiche per la produzione di materie che vengono utilizzate per la realizzazione dei capi d’abbigliamento.
cotone organico È importante quindi scegliere capi che siano certificati secondo standard in linea con questi principi tra cui: Global Organic Textile Standard (GOTS).
QUALI SONO ALCUNE DELLE SCELTE CONSAPEVOLI DA ATTUARE NEGLI ACQUISTI? In qualità di consumatori ci troviamo alla fine della catena produttiva, è per noi che la produzione viene messa in moto. La consapevolezza è quindi fondamentale per ottenere cambiamenti. Piccoli ma importanti accorgimenti come questi possono fare la differenza per raggiungere l’obiettivo di risparmio energetico cui la scienza ci spinge ad ottenere:
Comprare capi d’abbigliamento solo se strettamente necessario Prediligere capi d’abbigliamento realizzati con fibre naturali biodegradabili e/o fibre sintetiche riciclate Prediligere capi d’abbigliamento realizzati con una singola fibra tessile, di modo da permettere il suo futuro riciclo Utilizzare i capi d’abbigliamento consapevolmente: lavarli se necessario dopo più utilizzi e a basse temperature Smaltire i capi d’abbigliamento usati in maniera adeguata riciclandoli nella raccolta differenziata.
acquisti consapevoli Agire in maniera consapevole è una scelta fondamentale verso il raggiungimento di una moda sostenibile al 100%. Anche noi siamo parte dell’industria della moda e le nostre scelte condizionano i meccanismi economici e produttivi che spesso trascuriamo. Non si tratta solo di scegliere quali indumenti indossare, ma anche quali valori in cui credere.
— OWN OFF WITH NATURE risparmio energetico
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