Anna Forlin Miss Italia Lecco testimonial alla ‘Gala di Primavera’
Il costume popolare rumeno è un intreccio di tradizione locale, posizione geografica, clima e possibilità economiche. Si tratta di un emblema di riconoscimento, un segno di identità etnica, un documento con un indubbio valore storico e artistico. Questo indumento ha accompagnato l’uomo in tutti gli eventi fondamentali della sua vita, dalla nascita alla morte.
“I segreti dell’arte artigianale di confezionare l’abbigliamento non si imparavano dai libri, bensì dalle donne del villaggio. Si tramandavano di generazione a generazione. Le ragazze non si sposavano fino a quando non sapevano filare e tessere. Durante la tessitura, le donne pregavano; il costume popolare, quindi, era il riflesso dell’anima della donna, la quale, con abilità e maestria cuciva i vestiti con tutta la sua anima, naturalmente immortale. Cuciva ogni foglia, fiore, figura. Serbava nella memoria ogni tappa di lavoro, i vestiti così ricamati erano delle vere armi spirituali, assicurando protezione dai demoni. Vestendo questi abiti popolari, l’uomo si veste con l’universo intero, quindi il costume popolare rappresenta una ricapitolazione simbolica di tutta la mitologia e della cosmogonia delle origini.
I costumi popolari in Romania sono una tradizione che continua ad andare avanti con gli anni, ad esempio mia madre da ragazzina, negli anni ottanta, faceva parte di una compagnia di ballo, nelle quali ai tempi si praticavano solo balli popolari, e per ogni ballo usavano il vestito tradizionale che corrispondeva alla regione e distretto dalla quale proveniva la canzone.
“I segreti dell’arte artigianale di confezionare l’abbigliamento non si imparavano dai libri, bensì dalle donne del villaggio. Si tramandavano di generazione a generazione. Le ragazze non si sposavano fino a quando non sapevano filare e tessere. (…) Durante la tessitura, le donne pregavano; il costume popolare, quindi, era il riflesso dell’anima della donna (la quale) con abilità e maestria cuciva i vestiti con tutta la sua anima, naturalmente immortale. Cuciva ogni foglia, fiore, figura. Serbava nella memoria ogni tappa di lavoro (…) i vestiti così ricamati erano delle vere armi spirituali, assicurando protezione dai demoni. Vestendo questi abiti popolari, l’uomo si veste con l’universo intero, quindi il costume popolare rappresenta una ricapitolazione simbolica di tutta la mitologia e della cosmogonia delle origini.
Forse il costume nazionale tradizionale rumeno non sarebbe così conosciuto ed apprezzato oggi a livello internazionale se la regina Maria della Romania non lo avesse indossato in modo assiduo negli anni Venti e Trenta del XX secolo e se non ci fosse la riscoperta di questa pièce del guardaroba da parte delle star hollywoodiane (come Adele, Kate Moss, Halle Berry ecc. vestendo abiti Tom Ford e Yves Saint Laurent che imitano la camicia contadina femminile rumena) nel XXI.
Un altro pezzo di storia importante: Smaranda Braescu (1887–1948), la prima donna rumena pilota detentrice del record mondiale di paracadutismo e militante anti-comunista, in questa immagine indossa un costume popolare rumeno, conosciuto con il nome di “ie taraneasca” (camicia contadina).
Il costume popolare rumeno è un intreccio di tradizione locale, posizione geografica, clima e possibilità economiche. Si tratta di un emblema di riconoscimento, un segno di identità etnica, un documento con un indubbio valore storico e artistico. Questo indumento ha accompagnato l’uomo in tutti gli eventi fondamentali della sua vita, dalla nascita alla morte.
In Romania esistono 112 tipi di costume tradizionale, tra cui nella regione Banat ci sono 12, nel Caras 5, mentre nel Clisura 1 (un po’ un’interferenza tra la zona di montagna e la Clisura).
Esistono fondamentalmente 2 tipi di camicia femminile tradizionale rumena: spiegazzata intorno al collo e dritta, ambedue appartengono alle forme più antiche di abbigliamento popolare tipico rumeno.
La prima, la camicia spiegazzata intorno al collo è datata nelle immagini del monumento storico Trophaeum Traiani come un indumento indossato dalle mogli dei daci.
Oltre alla camicia contadina femminile(fatta dapprima in lino e canapa, poi in cotone), esistono anche altre pièces maschili quali la cinta di lana ornata di farfalle (“opreg”, “fustâc”, “brâu”) e il gilet di pelli di pecora ornato di fiori (“cojoc”).
La danza, punto di forza delle tradizioni in Romania
Con la Hora, diffusissima, il Căluşul, patrimonio Unesco, e altri balli tradizionali, la Romania occupa un posto di rilievo in Europa sul piano delle danze popolari. E’ un patrimonio intensamente vissuto dalla popolazione e ben conservato, che si affianca a siti storici e a una natura incontaminata.
La Romania ha un patrimonio culturale molto ampio e complesso. Le danze tradizionali sono soprattutto balli di gruppo nati all’interno della comunità contadina, meno noti rispetto a quelli di altri Paesi europei.
“Nella Hora, la danza più conosciuta, i ballerini o le ballerine si riuniscono inun grande cerchio tenendosi per mano. Questa danza, menzionata per la prima volta in un’opera del 1716, prevede tre passi in diagonale in avanti (sinistro-destro-sinistro) e chiude con uno stop (“battuta”) con il destro, poi tre passi indietro (destro-sinistro-destro) e chiude con stop sul sinistro. Tenendo questo ritmo il cerchio gira in senso antiorario. La musica e’ suonata di solito da strumenti come fisarmonica, violino, viola, cimbalom, flauto di Pan, tromba. Se un tempo questo era prevalentemente un ballo della comunita’ per celebrare insieme le feste tradizionali (agricole e religiose), oggi la Hora e’ immancabile anche nelle citta’ in occasione di eventi pubblici o nelle feste private come matrimoni e battesimi”.
Ma c’è un ballo romeno caratterizzato da una tradizione altrettanto solida e ancora più antica: il Căluşul (o Căluşarul). “E’ un ballo rituale legato alla discesa dello Spirito Santo – -” Questa danza, alla quale veniva attribuito il potere di guarire dalle malattie croniche, di cacciar via gli spiriti e le fate maligne, di restituire la fertilità alla terra, nel 2005 è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio orale ed immateriale dell’umanità. Viene eseguita da gruppi di ragazzi composti sempre da un numero dispari di persone, con una rigorosa gerarchia. Ogni partecipante occupa una precisa funzione: il Muto, il Capo, l’aiutante del Capo, il Portabandiera, ecc. In uno stato di euforia evidente, i ragazzi danzano fino all’esaurimento fisico, seguendo il ritmo dei suonatori. I danzatori si fasciano di nastri rossi, mentre in vita portano fazzoletti ricamati; in testa hanno cappellini addobbati di perline e nastri variopinti, mentre ai piedi indossano calzature con speroni di metallo, che tintinnano durante la danza. Un tempo coloro che aderivano a questa confraternita magica dovevano prestare giuramento di rimanere nel gruppo per almeno nove anni. E’ la più antica danza popolare romena, e sulla sua origine esistono diverse versioni; potrebbe derivare da una danza militare ereditata dai daci o dai romani, oppure da uno spettacolo teatrale romano o egizio. La più remota descrizione di questo rituale e’ a cavallo tra il seicento e settecento”.
Tante danze e diverse versioni della tradizione…
Ma non finisce qui! C’è anche la Ciuleandra: una sorta di rituale praticato dai geti, gli antichi abitanti di questa terra che fu poi conosciuta come Dacia. “La Ciuleandra – continua Ioana – serviva a trasmettere messaggi al Dio Zamolxis, e ha un ritmo che accelera progressivamente, come la Hora. Aqueste danze va aggiunto il Sorocul, ballo con elementi di base molto complessi, praticato in origine soltanto dagli uomini in quanto fisicamente molto impegnativo, e poi divenuto anche un ballo di coppia. Poi ci sono la Şchioapa, una Hora mista con ritmo assimetrico, molto allegro, e la Sârba, altro ballo molto veloce eseguito solitamento creando un cerchio, due semicerchi sincronizzati, oppure in coppie”.
La diffusione delle danze è ampia e variegata, spesso con caratteristiche specifiche in ciascuna regione della Romania, dove il ballo rappresenta comunque un punto di forza nelle tradizioni. “Il Căluşarul, pr esempio, e’ tipico della regione Oltenia, dove viene eseguito durante la settimana precedente la festa di Pentecoste – precisa la direttrice dell’ente turistico -. In Transilvania, però, il Căluşarul ha simboli e significati specifici, e in alcune zone e’ una danza da eseguire durante la notte di Natale, quando i ‘Căluşar’ visitano soltanto le case dove ci sono giovani donne in età da matrimonio, che vengono invitate al ballo. La Hora, invece, rimane un momento importante di legame della comunita’ rurale e si incontra molto spesso in Transilvania, Banat, Moldova, e in tutta la Romania. Alcune regioni celebrano anche tradizioni specifiche antiche, ma in tutte le zone della Romania la danza tradizionale fa parte della cultura locale. Per esempio in Maramures (regione storica nella parte settentrionale della Romania) vengono organizzate molte feste con ‘Hore’ in occasione dell’ inizio dell’anno agricolo legato alla fertilita’, oppure di festività religiose come Pasquetta, Pentecoste, Ferragosto. L’Oltenia è probabilmente la regione che conserva il più ampio ventaglio di danze tradizionali”.
Un Paese da “visitare tutto”!
La Romania e’ un paese affascinante perchè può rispondere alle diverse esigenze dei viaggiatori. “Un ricco patrimonio culturale che sposa una natura incontaminata offre esperienze straordinarie – sottolinea la rappresentante del turismo nazionale – ” Consiglio la Transilvania per la visita delle principali citta’ fondate nel Medioevo come Sibiu, Brasov e Sighisoara, delle chiesefortificate, delle fortezze, dei castelli come Bran, noto come il castello del conte Dracula, che suscita sempre molto interesse.
Sui Monti Orastie si trovano i siti e le fortezze risalenti al periodo dei Daci, che sono state dichiarate patrimonio Unesco, ma anche le miniere di sale come quella di Turda (un vero parco di divertimento sotterraneo), e poi riserve e parchi naturali.
Da non perdere il Maramures per conoscere la sua arte del legno, visibile nella costruzione della case, nelle porte con simboli tradizionali e soprattutto nelle suggestive chiese lignee, alcune inserite nella lista Unesco, ma anche per godere dei suoi villaggi immersi in un ambiente naturale meraviglioso. In Bucovina si possono ammirare le opere dipinte all’esterno dei monasteri come Voronet, Sucevita, Moldovita, Humor e conservate da secoli con vivaci sfumature di azzurro e verde; qui alcune tradizioni sono ancora molto vive. Bucarest, la capitale, offre eventi culturali, fascino fin de siécle, ma anche la vivacita’ del suo centro con molte possibilita’ di svago. Chi ama la natura, infine, non può rinunciare a scoprire il Delta del Danubio. Il bello e’ che tutte le zone della Romania sono completamente diverse fra di loro, ciascuna con un’impronta unica e con una storia specifica. Consiglierei proprio di visitarla tutta!”
IRIS TV
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